giovedì 22 marzo 2012

2003 – Sempre più in alto

Sintesi della stagione Ferrari 2003 con immagini appartenenti a contesti
diversi, unite in una specie di montaggio simbolico: Michael Schumacher annaffia
a champagne la pista di Indianapolis, mentre Rubens Barrichello, sul podio
di Suzuka, esulta accanto a Jean Todt.
 
    Enzo Ferrari amava ripetere, di tanto in tanto, che – nello sport non meno che nella vita – è arduo arrivare al vertice ma è ancor più arduo rimanervi. Questa «massima», semplice ma difficilmente smentibile, riceve continue conferme. La Ferrari è la squadra che ha corso e vinto più di ogni altra e dunque, di ogni sua nuova affermazione, si può dire che sia ottenuta non solo contro le antagoniste ma anche nei confronti... del proprio albo d’oro, di una ricchezza senza uguali. Il 2002 si era chiuso con un trionfo schiacciante e il 2003 vedeva i piloti e le macchine di Maranello prendere il via con i favori di un pronostico perfino ovvio. Per Schumacher e Barrichello, tuttavia, il cammino si rivelava molto meno agevole del previsto, per una serie di ragioni. Anzitutto la F2003-GA (iniziali di Giovanni Agnelli, scomparso il 24 gennaio 2003) si rivelava meno competitiva di quanto ci si attendesse, di fronte a una concorrenza – Williams e McLaren – che aveva compiuto netti progressi rispetto alla stagione precedente. Progressi in fatto di telaio, di motore e anche di pneumatici: le prestazioni dei Michelin, infatti, su certe piste e in certe situazioni meteo, risultavano superiori a quelle dei Bridgestone. A ciò si aggiunga qualche disavventura – peraltro normale nelle corse – nonché qualche calo di rendimento di Michael Schumacher, anche lui, come e più della Ferrari, «costretto» a battere record in continuazione. Infine si tenga conto del nuovo criterio di assegnazione del punteggio (10 punti al primo, 8 al secondo, 6 al terzo, 5 al quarto, 4 al quinto, 3 al sesto, 2 al settimo, 1 all’ottavo classificato) a favore della razionalità del quale non depone certo il fatto che «Schumi», con all’attivo mezza dozzina di vittorie, abbia dovuto tremare fino all’ultimo per poter conservare un vantaggio esiguo su Kimi Räikkönen, senz’altro bravissimo ma una sola volta primo al traguardo. Ad ogni modo, il successo finale, proprio perché più «sudato», è stato ancora più appagante. Schumacher ha battuto il primato di Fangio (6 titoli iridati contro 5) e la Ferrari, dal canto suo, è arrivata a quota 26 (13 per Piloti e altrettanti per Costruttori, gli ultimi 5 dei quali consecutivi). E sorvoliamo su tutti gli altri – che sono numerosissimi – ad eccezione di uno: quando una squadra ottiene in un Gran Premio la pole position, la vittoria e il giro più veloce, gli anglosassoni dicono che quello, per la squadra, è stato a perfect weekend, un fine settimana perfetto. Bene, dal 1950, di questi fine settimana la Ferrari ne ha goduti la bellezza di 33, la Williams 19, Lotus e McLaren 17. A tutti gli altri, le briciole.

Fonte: Gianni Cancellieri, giornalista e storico dell’automobile.

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