Budapest-Hungaroring, 19 agosto 2001, G.P. d’Ungheria. Michael Schumacher e la F2001
verso la vittoria e il quarto titolo iridato. Nei ritratti, «Schumi» e il suo compagno Rubens Barrichello, artefice con lui del successo della Ferrari nel Mondiale Costruttori.
L’inizio è di quelli che mettono i brividi: nel corso delle prove del G.P. d’Australia, Michael Schumacher compie un brutto volo, ma poi in gara si impone con il piglio del dominatore e lo stesso fa due settimane dopo nel G.P. della Malesia, guidando da fuoriclasse sul bagnato, con Rubens Barrichello al posto d’onore. Le Ferrari sembrano proseguire sullo slancio dei successi del 2000, mentre le McLaren, a quanto pqre, non hanno più lo smalto delle stagioni precedenti e in particolar modo Mika Häkkinen attraversa un periodo critico. L’avversario numero uno di «Schumi» nella battaglia per il titolo diviene perciò David Coulthard, il quale riduce il distacco iniziale vincendo il G.P. del Brasile dopodiché, con il secondo posto conquistato nel G.P. di San Marino, agguanta il portacolori della Ferrari in testa alla classifica. È questo, con ogni probabilità, il momento in cui il pilota scozzese pensa con maggior convinzione alle sue possibilità di affermazione finale. Ma Schumacher prosegue implacabile la sua marcia e a un ritmo travolgente: nei sette successivi Gran Premi è quattro volte primo (Spagna, Monaco, Europa e Francia) e tre volte secondo. E, quando taglia da vincitore anche il traguardo del G.P. d’Ungheria, è fatta. Mancano ancora quattro gare alla fine del campionato ma «Schumi» ha già la certezza aritmetica del titolo. Per lui è il quarto ed è l’undicesima volta che questo alloro incorona un pilota alla guida di una Ferrari. La Casa di Maranello, inoltre, conquista il suo undicesimo titolo mondiale per costruttori di Formula 1. .
La F2001 si è rivelata una vettura forte soprattutto per il suo eccezionale equilibrio, capace di superare le pur sempre temibili avversarie sui circuiti tortuosi, anche in virtù della bravura dei suoi piloti, e altresì in grado di resistere senza farsi troppo staccare su quelli veloci. Affidabilità della meccanica, evolu-zione costante e abilità strategica nell’impostazione di gara hanno fatto il resto. Le antagoniste, invece, hanno messo in luce qualità che hanno permesso loro di eccellere sotto questo o quel-l’aspetto – potenza superiore, maggior velocità di punta, elettronica più sofisticata e via dicendo – ma non nel rendimento complessivo, nella tenuta alla distanza. Non come la Ferrari, che alla fine della stagione (anzi...molto prima) ha visto ancora una volta giustamente premiati i propri sforzi. E si ripeterà annientando ogni avversario nel 2002. Milioni di appassionati in tutto il mondo continuano a sventolare le gloriose bandiere della squadra del Cavallino, che è pronta ad affrontare a testa alta le grandi sfide del terzo millennio.
La F2001 si è rivelata una vettura forte soprattutto per il suo eccezionale equilibrio, capace di superare le pur sempre temibili avversarie sui circuiti tortuosi, anche in virtù della bravura dei suoi piloti, e altresì in grado di resistere senza farsi troppo staccare su quelli veloci. Affidabilità della meccanica, evolu-zione costante e abilità strategica nell’impostazione di gara hanno fatto il resto. Le antagoniste, invece, hanno messo in luce qualità che hanno permesso loro di eccellere sotto questo o quel-l’aspetto – potenza superiore, maggior velocità di punta, elettronica più sofisticata e via dicendo – ma non nel rendimento complessivo, nella tenuta alla distanza. Non come la Ferrari, che alla fine della stagione (anzi...molto prima) ha visto ancora una volta giustamente premiati i propri sforzi. E si ripeterà annientando ogni avversario nel 2002. Milioni di appassionati in tutto il mondo continuano a sventolare le gloriose bandiere della squadra del Cavallino, che è pronta ad affrontare a testa alta le grandi sfide del terzo millennio.
Fonte: Gianni Cancellieri, giornalista e storico dell’automobile.
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