lunedì 28 marzo 2011

1961 –Trionfo e tragedia


Nell’immagine: Spa-Francorchamps, 18 giugno 1961, G.P. del Belgio. Phil Hill (a sinistra)
 e Wolfgang von Trips, ritratti ai lati della tavola e alla guida delle 156 F1,
dominatrici incontrastate della stagione.

La Formula 1 con cilindrata massima di 2,5 litri restò in vigore per sette anni, dal 1954 al 1960, indi lasciò il posto a quella da 1500 cm3, deliberata dall’autorità sportiva internazionale nell’eterno quanto illusorio tentativo di limitare le velocità raggiungibili dalle monoposto e destinata a durare dal 1961 al 1965. La Ferrari aveva affrontato per tempo il nuovo tema tecnico, allestendo fin dal 1957 la Dino 156 F2, basata sul telaio della 801 accoppiato a un 6 cilindri a V di 65° della capacità di 1489 cm3. In quello stesso anno la vettura esordì conquistando con Maurice Trintignant un incoraggiante successo nella Coupe Internationale de Vitesse, sul circuito di Reims, dopodiché seguì due diverse linee di sviluppo. Da un lato fu adattata alla F1 in vigore, dando vita ai tipi 246 e 256, dall’altro fu sottoposta a una profonda trasformazione, che portò all’adozione della sospensione a ruote indipendenti, del motore inclinato per far passare l’albero di trasmissione alla destra del pilota, della trasmissione a cinque rapporti e via dicendo.
  Che la strada imboccata a Maranello fosse quella giusta lo si vide con la vittoria ottenuta nella primavera del 1960 da Wolfgang von Trips nel G.P. di Siracusa. Vittoria ripetuta quattro mesi più tardi dal pilota tedesco nel G.P. della Solitude, a Stoccarda, dove la macchina presentò la modifica di maggiore portata, consistente nell’installazione del motore in posizione posteriore-centrale. A quel punto la 156 F1, destinata a dominare il Campionato del Mondo 1961, era sostanzialmente impostata. Nell’inverno Carlo Chiti vestì l’autotelaio con una nuova carrozzeria, resa inconfondibile dalla doppia presa d’aria frontale che valse alla monoposto il nomignolo di «muso di squalo», e con la collaborazione di Franco Rocchi e Walter Salvarani diede al motore una nuova architettura, caratterizzata dalla V dei cilindri allargata a 120°.
  A cogliere le prime affermazioni fu comunque la versione a 65°, che con l’esordiente Giancarlo Baghetti vinse i G.P. di Siracusa e di Napoli. Poi vennero i quattro successi consecutivi di von Trips in Olanda, Phil Hill in Belgio, Baghetti in Francia, ancora von Trips in Gran Bretagna. Alla penultima gara, il G.P. d’Italia a Monza, von Trips era in testa al Mondiale con quattro punti di vantaggio sul compagno di squadra e grande amico Phil Hill. Ma al secondo giro, la Lotus di Clark tamponò la Ferrari di von Trips, che volò fuori pista. Il pilota tedesco perse la vita insieme con una decina di spettatori. Hill vinse la corsa e il titolo e anche la Ferrari si impose, per la prima volta, nella Coppa Costruttori.


Fonte: Gianni Cancellieri, giornalista e storico dell’automobile.

Nessun commento:

Posta un commento